sabato 30 novembre 2013

Suonate sempre la vostra musica!

 Questo sarebbe un articolo da leggere con le cuffie alle orecchie. Molta della sua essenza è tutta lì. Per questo motivo spero che possiate trovare il tempo di ascoltare e leggere partendo dal video qui sotto.




Seguite il vostro ritmo, seguite la vostra musica e siate felici.

 Bene ora possiamo cominciare.

Quando cerco di spiegare cosa sono per me i fondamenti della crescita interiore e mi prodigo in mille esempi, qualcuno mi guarda sbigottito e con gli occhi a palla, come se stessi parlando una lingua extraterrestre. Per le persone che non hanno la più pallida idea di cosa facciano coloro che si occupano di crescita personale e non possono immaginarsi come fisica, chimica, PNL, psicologia, meditazione, neuroscienze ecc. lavorino verso uno scopo comune, è veramente difficile, all'inizio, comprendere come si tratti di un'attività multidisciplinare di tutto rispetto, seria ed impegnativa che è quasi un atto dovuto verso se stessi.

Mi trovo nella posizione scomoda di chi deve far capire un concetto delicato e molto complesso quanto, a posteriori, semplice e intuitivo. La questione è la seguente: se sai che esistono mezzi e tecniche per recuperare la tua vita, modificarla e plasmarla in base a quello che vuoi veramente, come puoi fare finta di nulla e continuare a percorrere un sentiero che non senti completamente tuo? Sarebbe come vincere alla "lotteria del successo" dopo averlo tanto desiderato e poi rifiutare la vincita! 

Tra l'altro chi sceglie questo percorso spesso si trova a fare dei grandissimi passi avanti in poco tempo e altrettanto spesso (almeno i primi periodi) viene preso per un folle idealista o un pazzo mentecatto... dipende molto dalla visuale dell'interlocutore, vi posso dire che non sono mai troppo fantasiosi. Nessuno mi ha mai dato della diversamente intelligente o portatrice sana di squilibrio. Però lo apprezzerei, non sarebbe un insulto ma un dissenso creativo e quindi una risorsa :D
Del resto è giusto così e, per certi versi, educativo al fine di poter comprendere che il percorso non è sempre lineare. Che ci sono delle cose che al momento ci sfuggono e che anche se vorremmo mettere al corrente il modo intero delle nostre scoperte, e vorremmo che queste fossero condivise, le cose non funzionano alla stesso modo per tutti, e questo non è un limite bensì l'ennesima risorsa.

Fatto sta che ad un certo punto dell'esistere, tra una elucubrazione psichica e l'altra, tra una lettura e l'altra, tra la ricerca di una Guida spirituale qui e un Guru là, un movimento New Age o una religione, una buona parte degli esseri umani decide che qualcuno avrà il compito di cambiargli la vita.
 

Ma perché limitarsi così?
  
Il rapporto col pensiero altrui è importante se rimane a livello di equo confronto: non ferrea regola, non dogma, non imposizione tantomeno spauracchio. Per cui incominciate a duellare con i vostri pari. Un duello leale non porta alla sconfitta di nessuno. Un duello creativo non propone soluzioni giuste o sbagliate, non da torto né ragione, ma costruisce le basi per qualcosa di diverso, nuovo e straordinario. La regola del duello spirituale (duello non lotta) dice: "Io porto le mie risorse e le unisco alle tue, stiamo a vedere cosa nasce..." la maggior parte delle volte il risultato è sorprendente, inaspettato...





 Nessuno può insegnarvi cosa diventare e come diventarlo. Ma potete imparare da tutti, potete informarvi, documentarvi, studiare... ma leggere ogni frase, affermazione o teoria semplicemente annuendo, senza mettere in dubbio nulla, senza pensare diversamente, sarebbe come fermarsi alla partenza credendo di aver vinto la gara. 

Pensate che avrete risolto qualcosa? 

Solo se presterete attenzione, cercherete di leggere tra le righe -verificando, facendo ricerche, sperimentando, mettendo in pratica quello che si teorizza- potrete veramente capire se un concetto per voi è valido oppure no, vi aiuta oppure no. Se rimarrete statici e privi di senso critico o curiosità starete compiendo un atto di fede cieca! 
Ma la fede è una parola pericolosa, diversa dal Credo, quello vero. La fede vuole che crediate senza prove, senza dimostrazioni, vuole che voi facciate qualcosa per lei senza che lei faccia qualcosa per voi, mentre ognuno di noi ha il dovere e il diritto di fare molte cose per se stesso e per gli altri.
Volete veramente lasciare le redini della vostra vita a qualcuno o qualcosa che sta fuori da voi e che nemmeno conoscete, nemmeno avete idea di cosa sia e "se sia"? Non fatevi fregare. I Guru non sono necessari, niente santoni, niente guide: siete soli in quest'arte.
Nessun maestro degno di questo nome dovrebbe mai cercare di cambiare la natura del suo allievo. Perciò utilizzate gli strumenti che volete e suonate sempre la vostra musica perché viene da voi e quel che viene da voi,  se onesto e sincero, è sempre il sound giusto. 

 




Questi video sono tratti dal film August Rush. La musica nel cuore, un film che ho visto dopo la stesura della bozza di questo articolo e che, incredibilmente, descrive e completa molto bene alcuni dei concetti  enunciati sopra.

domenica 10 novembre 2013

Ragionamenti sulla parola "problema", dipendenza da lessico di massa e riabilitazione.

Alzi la mano chi ha vissuto fino ad ora senza mai trovarsi di fronte ad un problema. 
Vedo una distesa di mani abbassate, mani in tasca, mani lungo i fianchi... ok, capito l'antifona.

Tutti noi sappiamo benissimo cosa è un problema; non mi riferisco a quelli matematici (per il momento) mi riferisco a quelli esistenziali. Tutti noi ne abbiamo una percezione personale ed abbiamo un modo di affrontarli differente. Quel che sappiamo per certo è che i problemi sono una gran rottura di bolas e sarebbe meglio che non esistessero! Perfetto sono assolutamente d'accordo!




Per collocare meglio il concetto e renderlo uguale per tutti partiamo dalla definizione della parola problema. In vari dizionari troviamo quanto segue:

  1. Problemafig. Questione, situazione, caso difficile da risolvere e che genera preoccupazione: p. della disoccupazioneestens. complicazione, difficoltà, ostacolo: dare, creare problemi a qlcu. 
  2. ProblemaQualsiasi situazione, caso, fatto che, nell’ambito della vita pubblica o privata, presenti difficoltà, ostacoli, dubbî, inconvenienti più o meno gravi da affrontare e da risolvere(...); è un pserio, con riferimento a contrarietà, guai e sim. dai quali non si sa come uscire(...); con riferimento a collettività: peconomicisocialirazzialiil pdegli alloggidella drogadell’immigrazione; con riferimento a persone singole: avere dei ppersonalifamiliaripsicologicisessuali
Tragedia immane, sconforto, pessimismo e fastidio! Infatti come ci insegnano gli avi:
problema deriva dal greco πρόβλημα (próblēma) "sporgenza, promontorio, impedimento, ostacolo", dal verbo προβάλλω (probállō) "mettere davanti", dal prefisso προ- (pro-) "innanzi" + βάλλω (bállo) "mettere, gettare".


Dunque il problema consiste nel mettere, o proiettare in avanti, un ostacolo. Penso che questa definizione sia già più che esplicita e la soluzione evidente:  poiché il problema è soltanto una proiezione della tua mente basta smettere di proiettare ostacoli e il gioco è fatto. Cerca tu stesso di evitare di vedere un problema dove non c'è! Si tratta dello spinoso dilemma del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Fai tu. 

Ma se l'ostacolo c'è veramente?

Analizziamo meglio il concetto nella visione che ne ha la collettività. Ci hanno insegnato attraverso ogni forma di comunicazione, persino nel lessico familiare, che il problema quando arriva è una brutta cosa. Ci porta ansia, stress, complicazioni... Sarà un caso che la stessa parola si adoperi in matematica e anche in quel caso, per i meno fortunati, risolvere il compito di matematica sottoposto come "problema" causi stress, ansia, complicazioni? Ammetto di aver adoperato una vena di polemica in questa ultima frase ma solo perché credo che il sistema più largamente diffuso per insegnare questa materia sia il modo migliore per farla detestare. Generalmente si bada poco alle parole pronunciate ed ai concetti che si fanno passare, il sistema scolastico tradizionale non è esente da tali atteggiamenti. 

Lanciato questo sassolino speriamo che l'acqua si increspi e il messaggio arrivi dove deve arrivare.

Quello che ognuno dovrebbe sapere è che la maggior parte di quelli che vediamo come problemi in realtà non lo sono affatto. Questo perché se considerassimo il cosiddetto problema da un diverso punto di vista lo vedremmo per quello che realmente è: una situazione come le altre che ci offre stimoli in più, ci consente di mettere in atto strategie nuove e magari non convenzionali, e ci aiuta a superare i nostri limiti. A questo proposito si potrebbe adoperare un altro termine che calza meglio, e si adatta più significativamente a questa nuova visione delle cose: opportunità.
Non è forse vero che quando qualcuno ci parla dei suoi problemi spesso consideriamo le loro reazioni esagerate? Non vi è mai capitato di domandarvi come fa il vostro amico a esasperare un avvenimento, una situazione che per voi non è per niente un dramma... anzi?
Vi siete mai chiesti il perché?






            La questione è: da dove scegliete di osservare e come scegliete di pensare.


Ci troviamo di fronte ad un dilemma linguistico e ad uno prospettico.
Il dilemma linguistico è quello che ha il potere di influenzare lo stato delle cose, la percezione del reale: quand'è che un termine acquista una così potente valenza negativa? Al momento in cui il termine è stato introdotto nella lingua? Oppure molto dopo, secondo l'accezione più comunemente accreditata nel suo utilizzo? Qual è stato il momento preciso in cui "la massa", utilizzatrice finale, ha accettato di subire gli effetti del proprio gergo? Come si può permettere ad una o più parole di gestire le nostre emozioni e reazioni o guidare le nostre scelte?

Ecco, una parte di noi sa benissimo che i meccanismi alla base di queste strutture linguistiche ci influenzano e le soluzioni sono diverse e tutte pronte a soccorrerci ma se non le vediamo è come se non esistessero. 

Ed ecco il dilemma prospettico: ci manca la visuale del contesto, ci stiamo focalizzando solo  su una parte del tutto. Ci possono essere varie ragioni per questa nostra cecità ad esempio viviamo in un ambiente che semplicemente non ci ha fornito l'informazione, oppure abbiamo le nozioni ma non vogliamo metterle in pratica, ogni volta che ci proviamo falliamo ecc.
Cerchiamo di vedere la situazione, che crediamo essere un problema, da un punto di vista insolito... magari è davvero sufficiente mettersi a testa in giù e pensare alla cosa in questione, oppure sdraiarsi sul pavimento... Non lo so, fatto sta che questo stravolgimento potrebbe trovare validità se applicato ad ogni costruzione linguistica destabilizzante  e con questo metodo potrebbe risultare più facile scardinare ogni angoscia derivante dalle nostre convinzioni, l'arte della pippa mentale è una condizione che si apprende ed è un modo per mettere da soli le nostre catene. 
Ma le catene non sono indistruttibili, ricordiamocelo la prossima volta che faremo di un granello una montagna! Oppure saliamo sulla montagna e guardiamo le cose dall'alto; ci potrebbe venire la voglia di fare parapendio provando qualcosa di nuovo. :D

C'è una frase di A. Einstein che credo dica tutto:
"È meglio essere ottimisti ed avere torto, che pessimisti e avere ragione."

domenica 3 novembre 2013

Un piano di volo alla cieca

Che cosa sono le abitudini? Perché sembra che non possiamo fare a meno di mettere in atto i nostri "rituali" quotidiani?
Vi capita mai che il non poter attuare "quella data cosa" che fate tutti i giorni, o che fate spesso e regolarmente, vi destabilizzi anche se questa non è indispensabile?

La nostra mente è costantemente impegnata in innumerevoli, quanto complesse, elaborazioni per  interpretare stimoli esterni ed interni che ci riguardano, parecchie di queste elaborazioni sono automatiche e ci consentono di vivere tranquillamente viaggiando col pilota automatico. 

Mentre leggete queste righe, probabilmente, non sentite la sensazione che avete sulla pelle derivante dagli abiti che indossate, non state prestando attenzione alla pressione che il vostro corpo esercita sulla sedia, sul divano, sul supporto dove siete seduti o sdraiati, probabilmente non state prestando attenzione a quanta luce entra o non entra dalla finestra. Se siete all'aperto non state facendo caso a profumi o rumori che vi circondano (a meno che questi siano fortemente stimolanti). Adesso che lo avete letto noterete tutto, ci farete caso, bene.

Tutte queste sensazioni c'erano anche prima, quando voi non le notavate, semplicemente non vi servivano nell'immediato: il cervello le aveva accantonate per fare economia di risorse.
Questo economizzare del nostro cervello avviene in molti ambiti e ci permettere di vivere senza stressare troppo il sistema nervoso centrale, è una sorta di protezione, che ci torna utile in molti casi. In questo modo, appreso un comportamento, lo facciamo nostro e non dobbiamo rifletterci troppo quando lo dovremo ripetere. Questo crea un sistema di consuetudini volte a semplificarci la vita.

Tutti noi quindi abbiamo delle abitudini: abbiamo qualcosa che facciamo, che diciamo, che pensiamo che rientra in comportamenti standardizzati a regola d'arte; ci fanno sentire sicuri perché  siamo "psico-fisiologicamente" programmati così.
Se da una parte questo processo è assolutamente indispensabile, dall'altra è un'arma a doppio taglio poiché tendiamo a "processare" in questo modo anche comportamenti che non fanno per niente bene alla nostra salute sia essa fisica che psichica.  
È partendo da questo principio che dalle sane abitudini si passa alle apparentemente innocue cattive abitudini ed ai talvolta letali vizi.

Vi do un po' di tempo per pensarci... Pensate a quella cosa o quelle cose, non  strettamente indispensabili, che se non riuscite a fare vi destabilizzano, vi fanno sentire insoddisfatti ma quando le fate sapete che non sono poi così giuste. Poi pensate a quelle che, se non fate vi tormentano, vi fanno venire l'ansia, vi irritano... poi le fate e vi sentite in colpa. 
Nella mia personalissima esperienza, le prime sono le  apparentemente innocue cattive abitudini, le seconde sono i talvolta letali vizi.

Nel corso delle passate esperienze avete appreso e fatto vostro uno, o più comportamenti dannosi se non addirittura lesivi che il vostro "pilota automatico" non ha riconosciuto come tali.

Immaginate una persona che abbia ereditato un'aeroplano, immaginate... nessuno gli ha consegnato il manuale d'istruzioni, nessuno gli ha fornito dei dati corretti di navigazione, non ha nulla, nemmeno una stramaledetta cartina! Ma ha acceso i motori e, miracolo, ha notato che il suo velivolo ha un super pilota automatico che fa tutto da solo... Partito senza un piano di volo, non ha una rotta da seguire: vola senza sapere dove andare e perché, inoltre, non ha strumenti che gli consentano di riparare gli eventuali danni, né sa quanto durerà il carburante, perché per quanto il serbatoio sia grande, quello che c'è dentro non durerà per sempre. Non sa dove atterrerà e se atterrerà. Ma potrebbe schiantarsi... Insomma è l'aereo che lo conduce, non viceversa.
Volereste mai a bordo di un aereo così? E se vi dicessi che quei piloti sono una realtà?  Se vi dicessi che esistono piloti che non solo non hanno strumenti ma addirittura non sono mai decollati né mai lo faranno?
Vorreste essere dei piloti così?
È la metafora delle nostre esistenze...

Caspita! sento fischi, strepiti e commenti vari dall'altro lato...

Va bene lo ammetto, la vita è complessa, magari è vero che non può essere ridotta ad una metafora come questa ma pensateci solo per un istante... magari è tutto qui il succo...
Adesso, se aveste la possibilità di sapere come funziona il vostro sistema operativo di bordo per poterlo utilizzare come volete anziché farvi utilizzare da lui, non vi informereste, non fareste tutto ciò che è necessario per condurre la vostra vita come davvero volete?
Pensateci. La fatica di imparare a pilotare invece che lasciarsi condurre da un'automazione, non varrebbe più di giorni e giorni passati a fare sempre le stesse cose, cose che non ci piacciono, che ci rendono tristi... non varrebbe più di ogni altra cosa?

Volare in alto, con le proprie forze, le proprie capacità... E magari un giorno, chissà, esser capaci di costruirsi uno Space Shuttle e volare ben più al di sopra delle nuvole...
Ragazzi... immaginate... l'universo a portata di sguardo... che sensazione meravigliosa...

mercoledì 30 ottobre 2013

Neuroplasticità e neurogenesi: niente più scuse, l'evoluzione personale è possibile a qualsiasi età.

Non molto tempo fa era convinzione diffusa che le capacità del cervello di "crescere" ed evolversi fossero limitate e che al termine della gioventù subissero una brusca frenata cominciando un'inesorabile decadenza.

Una visione delle cose estremamente deprimente. Chiunque si sarebbe fatto abbattere dai limiti fisici imposti dallo scibile del momento. Per fortuna i ricercatori delle neuroscienze, sempre in continuo fermento, hanno  recentemente affermato che le cose non sono così drastiche. È un dato assodato che il sistema nervoso continui  a riprogrammarsi e ricostruirsi infinite volte, anche in età adulta, tramite quella che viene chiamata neuroplasticità, ossia la capacità dei neuroni di modificarsi e attivare addirittura una sorta di processo di gemmazione che moltiplica le sinapsi.
Lo farebbe in diversi modi: cambiando la morfologia dei neuroni, modificando la connettività tra neuroni (sinapsi), modificando dendriti ed assoni (deputati alla trasmissione "centripeta" e "centrifuga" degli stimoli) e, dulcis in fundo, rigenerando neuroni. Sì, perché a quanto pare non è vero si trascorra l'esistenza con un sempre minor numero di neuroni. Opinione comune in ambito scientifico era quindi che, una volta morte, queste dotatissime cellule, non venissero rimpiazzate da nuove nate. 

Le scoperte in ambito biochimico e biofisico dimostrerebbero il contrario, cioè che non solo nuovi neuroni vengano prodotti (in particolare dall'ippocampo area deputata alla memoria, all'esperienza "percettivo-spaziale" e all'apprendimento) ma addirittura queste possano essere immediatamente plasmate e potenziate da attività e stimoli ambientali. Vale a dire che il cervello viene modellato dall'ambiente e dall'esperienza. I neonati neuroni nascono come cellule non specializzate e "maturano" nel corso del tempo.  Quanti siano i nuovi neuroni prodotti è ancora incerto, le stime parlano di qualche migliaia al giorno ma si tratta di cifre tratte da sperimentazione animale e che vanno considerate con cautela. 


Tanto più importante è invece sapere che queste cellule sono destinate a morire entro poche settimane se non si dà loro il modo di esercitarsi nell'apprendimento di qualcosa di nuovo e, fatto interessante ma non sorprendente, che l'attività fisica in sinergia con quella mentale aumenta le probabilità di produzione e mantenimento in efficacia di tali cellule. Delucidazioni in merito le potete trovare sul sito della Princeton University in capo alla pagina della ricercatrice Elizabeth Gould qui e qui Per approfondimenti sulle ricerche in ambito neuroscientifico condotte dal Prof. Dr. Gerd Kempermann trovate qualcosa qui, oppure qui e nella pagina delle cooperazioni a questo indirizzo.



Tutto questo panegirico, vi starete chiedendo, in che modo rientra negli interessi di chi intraprende un percorso di crescita personale?

Semplice! Prendiamo in considerazione l'enorme potenziale che ci offre il nostro cervello, perché non ci sono più scuse plausibili alla pigrizia e alla procrastinazione. Capiamo che la decadenza a cui andiamo incontro non è causata da fattori di forza maggiore, ma da noi stessi e dal grado di inattività che pratichiamo.

Questo inestimabile dono che madre natura ci ha fatto va onorato e sarebbe da stolti sprecare tanta grazia perdendo tempo. 


E se a qualcuno venisse in mende di addurre come giustificazione un presunto difetto quantitativo e di proporzioni della propria materia grigia ecco un'altra bella notizia: le dimensioni non contano, l'importante è come si usa! 

Stiamo  sempre parlando del cervello naturalmente. 
Se vi dicessi che il cervello di Albert Einstein era più piccolo della media -pesava infatti 1230 grammi contro i 1400 grammi circa di un cervello maschile adulto- rimarreste sorpresi?
Ebbene egli fu un genio, parrebbe infatti che qualitativamente il suo cervello possedesse quella elasticità necessaria, quella "superconnettività" incredibile che gli consentiva di pensare più velocemente e fluidamente di molti altri.
È quanto emerge da uno studio durato anni e pubblicato sulla rivista Brain. Quindi anche questo cavicchio è scartato. 
Le neuroscienze fanno capo a varie discipline ad esempio la neurofarmacologia, neurochimica, neurobiologia, neurofisica, psicologia fisiologica, neurofisiologia ecc. 
Allora prendiamo ad esempio le neuroscienze  e abbattiamo le barriere, lavoriamo con noi stessi in sinergia mente/corpo e vedremo presto i risultati.
Questo è il messaggio a voi la scelta.

venerdì 25 ottobre 2013

"L'arte dell'ozio ma non troppo", ovvero "Perché il caro Hermann aveva ragione ma a noi serve restare attivi"

Eccoci arrivati al punto cruciale: abbiamo iniziato la nostra ascesa al successo, abbiamo dedicato del tempo ed ogni nostra risorsa a migliorarci, ci abbiamo messo tutti noi stessi e dopo due settimane ci sentiamo sfiniti. 
Il televisore è lì che ci strizza l'occhio, il divano cerca di trattenerci con sguardi languidi, la poltrona ci seduce mandandoci baci voluttuosi carichi di sottintesi, la dispensa e il frigorifero ci ipnotizzano con le loro psichedeliche confezioni  e Facebook... Oh Facebook è così sexy...  ci rivolge un sorrisetto malizioso assolutamente irresistibile, oh yeah...

Tranquilli è normale, non avete le allucinazioni, avete bisogno di un po' di relax e gratifiche per il duro lavoro svolto: il cervello ribolle letteralmente delle informazioni ricevute, tutti protesi verso l'obiettivo prefisso, ma non siete mica dei robot!

Crescita personale non significa che dovete negarvi qualche strappo, significa che a quest'ora avete la completa padronanza di voi stessi e della vostra forza. Significa che se vi rifugiate qualche giorno sul divano a sonnecchiare beati, o se vi solleticate il palato con bignè al cioccolato e crema, oppure vi concedete alle grazie di Facebook per un po', ve lo siete meritato! Giusto?

No sbagliato! (Vi ho fregati! Eheheheh... mi sento la Regina Cattiva.)

Non adesso, ora è presto. Due settimane sono poche, se crollate in questo momento delicato, se sonnecchiate, se andate a spassarvela sui Social o languite sul divano, avrete molte probabilità di rimanerci per il resto dei mesi a venire.
Per instaurare nuove abitudini e far sì che queste diventassero la mia nuova zona di comfort ci ho messo circa un mese e mezzo.
Un mese e mezzo di tentazioni, di combattimenti coi miei demoni, di cervello in ebollizione e discussioni con la volontà e i suoi capricci. Il fatto è che se avete convissuto con abitudini consolatorie, volte a riempire vuoti, avrete bisogno di più tempo!
Quindi giù da quel divano, conservate nel freezer la vaschetta di gelato che vi state trangugiando e via da FB now and fast, très vite, schnell, veloci!

Bene, dopo questa ramanzina, riprendiamoci e parliamo della stanchezza. Se vi sentite stanchi è perché avete passato due settimane a cercare di stabilire nuove abitudini da far rientrare negli stati di comfort -certo assicuratevi di godere di ottima salute, una stanchezza cronica può essere sintomo di varie patologie, se vi rendete conto che c'è qualcosa che non quadra, fatevi un favore e andate subito dal vostro medico- detto ciò, la stanchezza, quella normale, dopo aver sgobbato e usato il cervello è fisiologica e sana. 

Il cervello in tilt e la sensazione di affaticamento che ne deriva dimostrano che vi state veramente impegnando a mantenere il giusto focus, quindi siatene fieri e sappiate volervi bene.
Capitava anche a me e cercavo di distinguere, quando avevo bisogno di una pausa, se questa derivava da un effettivo bisogno di tregua oppure era una scusa come tante per riprendere con le vecchie e tanto rassicuranti brutte abitudini.
Quindi non si tratta di lavorare come stacanovisti e fregarsene se avete bisogno di dormire, che senso avrebbe? Se avete bisogno di riposo, dovete riposare! Il distinguo è in questa parola "riposare" che non significa "poltrire"... sono due cose diverse.

Tutta la stanchezza che sentite va saputa gestire, quindi se dopo che vi siete ristorati avete bisogno anche di distrarvi, concedetevi pure qualche svago, ma cercate di trovare alternative alle cose che facevate prima.
Se ad esempio eravate soliti passare le ore sul divano, scegliete di fare una cosa diversa, come uscire e riposare sul prato di qualche parco; rilassarsi in riva la mare o sulle sponde di un lago sono, pure queste, due ottime alternative.
Se passavate le ore sui Social o giocando con una console tipo Playstation...
...."Adesso usiamo la Wii o la Xbox!" 
Noooooooooo! Ora preferite la biblioteca, il cinema, magari provate a leggere un libro, trovatevi un hobby, caspiterina!
Se per rassicurarvi vi buttavate sulla poltrona con una busta di patatine alla paprika, adesso mangiate una mela, un frutto qualunque o preparate un sano snack con le vostre mani, insomma, vi converrebbe essere attivi e creativi anche nel riposo.

Oziare è una bella cosa solo se non diventa pigrizia, l'ozio è realmente un'arte e come tale va coltivata sapientemente, ha un suo perché, una profonda moralità e una sua utilità. Quando si tende a confondere l'arte di oziare con altre "doti", quali indolenza e inettitudine, da L'arte dell'ozio a La coscienza di Zeno il passo è breve.

Se la tentazione di ripercorrere la vecchia strada è molto forte, probabilmente avete perso la motivazione iniziale, magari vi siete imbattuti in qualche minaccia esterna e vi ci vuole 
l'antivirus.
Recuperate le forze necessarie e ripartite, andate avanti, pensate positivamente! Magari avete obiettivi troppo pressanti, stabilitene di nuovi, cambiate strategia e riprovate. Comunque vada sarà un successo. Perché state facendo qualcosa per voi stessi, ne siete consapevoli e questo vi rende felici.
Provate e vi ringrazierete.

domenica 20 ottobre 2013

Il programma per salvare i programmi

Avviare il "motore" della crescita personale, come abbiamo visto, è facilissimo: basta un po' di curiosità e minime nozioni di base che col tempo diverranno di più e più complete.

La cosa fondamentale per andare avanti, e raggiungere una consapevolezza profonda del proprio sé, è continuare ad alimentare questo motore affinché non si spenga strada facendo. Per poterlo fare abbiamo bisogno di strumenti specifici che ci concedano il giusto focus.
Con le armi della volontà ben affilate si diventa artefici del proprio futuro e si smette molto presto di subire passivamente gli eventi quotidiani.

Il motivo per il quale molte persone abbandonano i percorsi intrapresi è che li trovano difficili e faticosi, l'impegno che si sono imposti li costringe a lasciarsi alle spalle quello stato di comfort nel quale si crogiolavano beati.
Ad esempio è certamente facile passare il tempo col naso ficcato davanti a Facebook e i suoi giochini, raccontandosi che "tanto è solo per qualche minuto" salvo poi scoprire che abbiamo passato, senza nemmeno accorgercene, tre ore a farci i "casi" degli altri. È certamente rassicurante starsene in panciolle davanti alla TV a guardare programmi che neppure abbiamo la possibilità di scegliere credendo che il telecomando sia lo scettro del potere, provando perfino un moto di trionfo quando riusciamo ad impossessarcene per primi. 

Perché lo facciamo? Perché non uscire a fare una passeggiata o iniziare a praticare un hobby che stimoli la creatività?
Perché non ci dedichiamo ad una buona lettura o passiamo del tempo con i nostri cari?

Quando ho imparato a guardare le cose da un'altra prospettiva, mi sono accorta che quel telecomando era in realtà una catena che avvolge subdola ogni buon proposito e tiene lontano da ciò che realmente conta: la vita e la realizzazione dei sogni.
Quando ho considerato che Facebook (al pari di altri social) è un utile strumento solo quando è utilizzato con discernimento, per diffondere le proprie opinioni costruttive e potenzianti, e quando ho preso atto di quanto tempo ho sprecato a farmi irretire, da giochi e post poco utili al mio sviluppo ed al mio benessere, ho capito che c'è un modo migliore di utilizzare internet. Ho compreso che c'è un modo diverso di fare ogni cosa.

Il modo migliore è avere sempre voglia di fare ciò che va fatto. È una sorta di training mentale, anziché potenziare i muscoli del corpo, alleniamo le connessioni del nostro cervello. Stabiliamo un programma nuovo da seguire e lo facciamo girare nella nostra mente esattamente come faremo su un computer; che è poi quello che faccio io per mantenere viva la voglia di dedicarmi a ciò in cui credo e tuffarmi pienamente nelle attività intraprese. Dunque parola d'ordine: agire. Niente trucchetti solo strategia, è importante sostituire abitudini depotenzianti con abitudini potenzianti. Prepariamoci quindi i nostri bei programmi mentali nuovi di zecca e armiamoci di pazienza perché prima dell'installazione dobbiamo disinstallare dal nostro cervello tutti i programmi superflui e depotenzianti.

Attenzione però, come i computer, il nostro cervello è immerso in una fitta rete di connessioni ed i nostri programmi mentali, per quanto tenaci, potrebbero subire un attacco da parte di virus esterni o addirittura un hackeraggio da parte di non meglio identificate entità esterne.


Vi faccio un esempio pratico: mi sono appena caricata e motivata a dovere e sono pronta ad iniziare la mia bella giornata traboccante di entusiasmo e voglia di agire, quando incontro un'amica e parlo delle belle cosucce che voglio fare durante la giornata. Lei poverina è piena di problemi e complessi, non vede l'ora di dirmeli tutti di fila e quando le parlo delle mie prospettive, le stronca con veemenza ponendomi come monito il fallimento che un'amica dell'amica le ha raccontato. 
Io protesto a testa alta, convinta di quello che dico, e lei porta l'esempio della cugina della zia della panettiera che non ce l'ha fatta: perché c'è la crisi, ha valutato male, non era pronta ecc. ecc. Ci salutiamo ed ognuna torna alle sue faccende. Lei se ne va doppiamente contenta: alleggerita di un po' dei suoi fardelli e felice di aver elargito consigli a un'amica; io mi allontano appesantita dai dubbi e col senso di colpa per essermi sentita "troppo" felice mentre la mia amica aveva così tanti guai.
Siccome le voglio  molto bene, tengo in considerazione le sue parole consapevole che tutto quello che ha raccontato è stato detto per aiutarmi, così inizio a pensare che forse ha ragione... Inizio a rimuginare, a credere che sto sbagliando, sto correndo troppo, strapenso: mi sono sopravvalutata... Poi mi faccio le pippe mentali, ma cosa pensavo di fare? Si riattivano vecchie abitudini e comincio a lasciarmi andare... a deprimermi... ed ecco che il virus involontario, nonostante il mio bel programma nuovo, ha colpito nel segno. 


Cosa è accaduto?
Possibile che le parole di coloro che più amiamo siano i più pericolosi deterrenti e ostacoli alla realizzazione dei nostri sogni? 
Poiché pochissimi sanno come si faccia una critica costruttiva/propositiva ed ancora in minor numero sono capaci di distinguere i buoni consigli da quelli generati dal malcontento e schemi mentali intossicanti, la risposta è sì, purtroppo, è possibile.

Certo il momento di sconforto può capitare (del resto siamo immersi in una società che non facilità l'affermazione personale e come nell'esempio ci sono tantissime altre possibilità che i nostri propositi vengano meno) ma è utile evitare di auto-giustificarsi, inventando le famigerate scuse assurde. Quando ci lasciamo andare troppo e ci raccontiamo, o raccontano, di ostacoli insormontabili, stiamo creando la nostra giustificazione.

Proprio per questo si ha necessità di instaurare un meccanismo di difesa capace di perpetrare il cosiddetto circolo virtuoso, qualcosa che aiuti a non uscire fuori dalla giusta rotta. Dopo vari tentativi ho scoperto che è possibile proteggersi da attacchi di ogni tipo in funzione delle nostre necessità.  I programmi potenzianti vanno benissimo, quindi, ma per proteggere tali programmi, e per mantenere costante la motivazione, io ho dovuto inventare un potente antivirus.

Il meccanismo di difesa agisce andando a scovare gli attacchi: prima ci pone nelle condizioni di riconoscerli, poi ci fa sviluppare le capacità di analisi e, successivamente, siamo in grado di disattivarli con un antidoto. Ed ecco qui che al posto di un depotenziamento ci ritroviamo con rinnovata motivazione, fieri di aver compreso quali meccanismi, frasi, affermazioni sono in grado di demoralizzarci e perché.

lunedì 14 ottobre 2013

La legge del martello

Qualche giorno fa ci siamo lasciati con la storia della mia "svolta epocale" .
Stavo raccontando come un "a meno che..." mi abbia cambiato la vita.
Ebbene faccio una piccola digressione per raccontarvi di un'altra mia grande passione: l'arte; dato che è anche di questo che vi parlerò su queste pagine.

Fin da bambina ho usato colori, tele, creta, matite e tutto il materiale per belle arti che possiate immaginare. Esercitandomi nel disegno e nella pittura avevo il piacere, e la fortuna, di ricevere i consigli di mio padre e mia madre che erano anche i miei maestri. Quando i miei non davano consigli sul disegno era perché uno aveva lasciato momentaneamente creta e sculture, ed era impegnato con gli esercizi di musica nella stanza accanto, mentre l'altra disegnava, dipingeva o cuciva pupazzi di stoffa e si inventava chissà cos'altro!

Mi divertivo lo stesso perché avevo un concerto gratis e la certezza di un nuovo pupazzo per giocare a fine giornata. In famiglia mi veniva data l'opportunità di esprimere me stessa qualunque fosse il mezzo: sia che dipingessi, cantassi o scrivessi.

Il mio essere creativa mi ha accompagnata più o meno in ogni cosa che ho fatto dall'infanzia ad oggi. Ed è proprio questo il punto:  è risaputo che i creativi, tal volta, sono un po' pelandroni e si fanno trasportare da quella che chiamano ispirazione, che in realtà è.....
Basta così non voglio anticiparvi troppe cose e dell'ispirazione parlerò negli articoli seguenti, quindi, ora che sapete un po' di più sulle mie attitudini, riprendo a parlarvi di come si può cambiare rotta in poco tempo grazie a semplici ma utili informazioni.

È questione di strumenti: ciò che fa di noi quello che siamo sono proprio queste benedette informazioni e il modo in cui le facciamo fruttare.


"Se l'unico utensile che possiedi è un martello vedrai ogni problema come un chiodo". Abraham Maslow


Bella citazione vero? A me piace tantissimo perché riassume la questione in pochi semplici concetti. In pratica per gestire al meglio la vita e le proprie potenzialità, non solo è necessario imparare le nozioni che servono ma saperle usare per le proprie necessità. Le nozioni che servono possono essere meravigliosamente eterogenee e questa è una cosa magica.
Ecco perché a me non è bastato saper usare colori e pennelli ed è stata necessaria la ricerca di altri strumenti come appunto la PNL, la filosofia, la meditazione e la psicologia; certe volte persino la meccanica quantistica (sì sì quella roba dei bosoni, firmioni, momento angolare, spin e tutto il resto).

Quindi non basta imparare a fare qualcosa bisogna far diventare quel qualcosa una nostra abitudine, un piacere, bisogna buttare fuori dalla propria vita cose come la pigrizia, il mal contento, la noia, la negatività e fare spazio alla conoscenza in ogni sua forma. Senza escludere nulla. Ok smetto subito di girarci intorno, in parole povere, bisogna essere curiosi. Era semplice vero? 
Basta essere curiosi, leggere e non negarsi mai il piacere della scoperta. Facendo così il motore dello sviluppo personale si avvia in automatico.

Ma una volta avviato questo motore non devo fare altro?

Bella domanda! Il motore, una volta avviato, consuma energia; se non si alimenta questa energia il motore, state sicuri, si spegnerà. Quindi si deve certamente fare altro, vi spiegherò cosa faccio io quotidianamente per alimentare questo motore.
 Ma lo scoprirete nel prossimo articolo.

sabato 12 ottobre 2013

La potenza di un "a meno che..."

Come ho affermato nei post precedenti, MacropotenziArti è un mezzo per supportare la mia esperienza di crescita personale. Sarà un insolito miscuglio di passioni personali: vi racconterò delle mie avventure creative tra colori, tele, illustrazioni, gioielli, letteratura, scrittura ed evoluzione umana, appunto.
Ma in che momento è germogliata questa idea?




Come mai ho fatto questa scelta? Perché ho deciso di intraprendere proprio questo percorso in mezzo a milioni di altre varianti?
Perchè, ad un certo punto della propria esistenza, ci si rende conto che si ha bisogno di qualcosa in più?
Casa spinge a volere quel qualcosa in modo concreto, a renderlo manifesto e tangibile anche agli occhi degli altri?

Io ho ben in mente il momento della svolta, perché è relativamente recente, ma il percorso per arrivarci è stato lungo e talvolta nebuloso.
Mi hanno sempre affascinato materie come la comunicazione, l'educazione, il marketing, le neuroscienze, la PNL e la crescita personale ma ho cominciato ad approfondirle seriamente soltanto dopo essere diventata madre: sentivo la responsabilità genitoriale in maniera stringente e volevo evitare i più comuni errori.
Studiare questi argomenti mi rendeva consapevole di come i miei schemi mentali dirigessero positivamente o negativamente la mia vita e di quali rischi corressi innescando possibili circoli viziosi.

Inaspettatamente, fin dai primi approcci, capitava di trovarmi in perfetto accordo con quanto leggevo: i concetti letti, talvolta, ricalcavano molto similmente le mie riflessioni.
Nonostante tutte quelle letture, ero come inchiodata a vecchie abitudini e non avevo idea di come mettere in pratica le conoscenze acquisite.
Perché, se io stessa intuivo da tempo moltissimi di quei concetti di crescita, non riuscivo a metterli in pratica?

Pensandoci su... è stato come per un fumatore.
Sì avete letto bene. Il fumatore sa perfettamente che la sigaretta gli fa male, ma è talmente contaminato da quella tossicità, che questa lavora sul suo subconscio facendogli credere di averne bisogno per calmare i suoi sensi. Più la nicotina penetra nei tessuti più lo intossica e più lo intossica più ottiene il suo scopo: rendersi falsamente indispensabile.
Sappiamo infatti che chi fuma continuerà a farlo benché il pericolo sia palese. A meno che...

Ecco... per me è stato un po' così, ero assolutamente consapevole di avere degli schemi mentali intossicanti e deleteri però continuavo a servirmene perché erano rassicuranti.
Sapevo di sbagliare e facevo finta che non fosse così. In pratica me la raccontavo... e me la bevevo alla grande!

Un tale senso di certezza era ovviamente fittizio, ed è stato proprio allora che ho capito la straordinaria potenza della volontà e quindi della mente: è scattato quel fatidico "a meno che".

Questo meraviglioso "a meno che" è stata  l'illuminazione che ha cambiato il mio modo di gestire la vita.

Volete sapere cosa è successo? 

Nel prossimo articolo sarò felice di raccontarvi il resto della storia.

giovedì 10 ottobre 2013

Dal Mago al Profeta

Scrivere una divertente filastrocca mi è parso un modo per rafforzare con un sorriso i concetti del post inaugurale.

         

             Il Profeta



Un non troppo lontano giorno,
volgendo lo sguardo tutto attorno,
un uomo un masso enorme osservava
chiedendosi come toglierlo dalla sua strada poteva.

Sedeva con testa china ed occhi bassi
maledicendo tutti gli stupidi massi,
copiose lacrime sul selciato versava
e in modo straziante si compiangeva.

Un Mago che di lì passava
vedendo la scena curiosa
gli chiese che cosa faceva
e se potesse fare qualcosa.

L'uomo disse: "Non lo so
ma se mi aiuti ci proverò"
Disse il Mago: "Fa come me,
pensaci un poco, e il masso più non c'è."

"Mi spiace non ci riesco
e adesso sono anche depresso!"

Arriva in quel momento una figura strampalata,
 coi capelli grigi e una strana camminata.
"Fate fare a me, che cosa mai succede?"
Il Mago gli risponde: "E' questione di fede."

Messo al corrente
del problema impellente
grida convinto "Ma quale fede e fede,
ci vuol subito Archimede!"

"Io sono lo Scienziato
e per questo sono nato
adesso calcoliamo... uno,due, tre...
... e il masso più non c'è!"

"Non ci riesco sono allibito!"
Pensa l'uomo triste e un poco ammutolito...

Il Mago e lo Scienziato si accusano a vicenda
insultandosi e imprecando ogni cosa tremenda
Vedendo questa scena e sentendo tanto chiasso,
uno strano personaggio si avvicina lesto al masso.

"Sono il Saggio!" Si vanta questo chiedendo spiegazioni
 e i suoi consigli elargisce per le insolite reazioni.
"Fai come me, pensa a queste cose
vedrai che il masso da solo poi si muove!"

"Mi spiace, così proprio non posso..."
Farfuglia l'uomo diventato tutto rosso.

Immaginatevi che confusione:
vociare concitato e pesante tensione.
Ma appena l'Uomo capì cosa voleva
parlò a tutti e come meglio poteva:

"I vostri metodi per me non vanno
voglio studiare le vostre arti per un anno
sono sicuro che così funzionerà
e il masso dalla strada ben presto sparirà!"

Passò così un anno e all'Uomo non bastava
perché più apprendeva più cose capiva:
il problema non era stato certo il masso
ma cambiare rotta e spedire svelto il passo.

Se soltanto prima ci avesse pensato!
Non servivano un Mago, un Saggio o uno Scienziato
capiva più cose adesso il suo cervello
e non era mai stato il sasso la scusa... no nemmeno quello!

Doveva capire che si poteva fare
qualcosa di diverso con altro materiale.
Gli era mancata la fiducia, la voglia e lo sprone,
credere in se stesso e molta decisione.

Quell'Uomo, un dì piangente, sarebbe diventato
Profeta di se stesso e molto soddisfatto.

... ma questo masso spiegatemi dov'era?
ma dai è tanto ovvio che il masso lì non c'era!
Era stato solo un grano di sabbia
chiuso dentro la paura in una stupida gabbia.







Perché nasce MacropotenziArti

Cosa è e come intendere MacropotenziArti?

 Questo è il resoconto della navigazione di una sognatrice che cerca di sondare i recessi dell'anima traendone ispirazione per i propri lavori, perlopiù  legati alla creatività in ogni sua forma e alla crescita personale. MacropotenziArti  è una raccolta di esperienze personali  e di come vedo ed interpreto la meravigliosa avventura che è la vita. Si tratta di un vero e proprio diario di bordo che lascerò in eredità alla mente quantica che verrà e in cui credo profondamente. MacropotenziArti nasce per la pressante necessità di imprimere questo periodo della mia vita e poterne godere con chiunque voglia farlo, un percorso di crescita è una gioia e condividerlo con gli altri ne moltiplica il valore.
Mi auguro che ognuno di voi trovi il suo percorso e lo segua con dedizione ed entusiasmo.
Amo evitare la negazione per asserire le mie idee ma in questo caso è necessaria: questo blog non è una guida, non è nato per dare consigli, né insegnamenti. Se avete patologie, problemi particolari fisici o psicologici, o bisogno di un consulto dallo specialista... fatelo immediatamente!  Buona navigazione a tutti.