mercoledì 30 ottobre 2013

Neuroplasticità e neurogenesi: niente più scuse, l'evoluzione personale è possibile a qualsiasi età.

Non molto tempo fa era convinzione diffusa che le capacità del cervello di "crescere" ed evolversi fossero limitate e che al termine della gioventù subissero una brusca frenata cominciando un'inesorabile decadenza.

Una visione delle cose estremamente deprimente. Chiunque si sarebbe fatto abbattere dai limiti fisici imposti dallo scibile del momento. Per fortuna i ricercatori delle neuroscienze, sempre in continuo fermento, hanno  recentemente affermato che le cose non sono così drastiche. È un dato assodato che il sistema nervoso continui  a riprogrammarsi e ricostruirsi infinite volte, anche in età adulta, tramite quella che viene chiamata neuroplasticità, ossia la capacità dei neuroni di modificarsi e attivare addirittura una sorta di processo di gemmazione che moltiplica le sinapsi.
Lo farebbe in diversi modi: cambiando la morfologia dei neuroni, modificando la connettività tra neuroni (sinapsi), modificando dendriti ed assoni (deputati alla trasmissione "centripeta" e "centrifuga" degli stimoli) e, dulcis in fundo, rigenerando neuroni. Sì, perché a quanto pare non è vero si trascorra l'esistenza con un sempre minor numero di neuroni. Opinione comune in ambito scientifico era quindi che, una volta morte, queste dotatissime cellule, non venissero rimpiazzate da nuove nate. 

Le scoperte in ambito biochimico e biofisico dimostrerebbero il contrario, cioè che non solo nuovi neuroni vengano prodotti (in particolare dall'ippocampo area deputata alla memoria, all'esperienza "percettivo-spaziale" e all'apprendimento) ma addirittura queste possano essere immediatamente plasmate e potenziate da attività e stimoli ambientali. Vale a dire che il cervello viene modellato dall'ambiente e dall'esperienza. I neonati neuroni nascono come cellule non specializzate e "maturano" nel corso del tempo.  Quanti siano i nuovi neuroni prodotti è ancora incerto, le stime parlano di qualche migliaia al giorno ma si tratta di cifre tratte da sperimentazione animale e che vanno considerate con cautela. 


Tanto più importante è invece sapere che queste cellule sono destinate a morire entro poche settimane se non si dà loro il modo di esercitarsi nell'apprendimento di qualcosa di nuovo e, fatto interessante ma non sorprendente, che l'attività fisica in sinergia con quella mentale aumenta le probabilità di produzione e mantenimento in efficacia di tali cellule. Delucidazioni in merito le potete trovare sul sito della Princeton University in capo alla pagina della ricercatrice Elizabeth Gould qui e qui Per approfondimenti sulle ricerche in ambito neuroscientifico condotte dal Prof. Dr. Gerd Kempermann trovate qualcosa qui, oppure qui e nella pagina delle cooperazioni a questo indirizzo.



Tutto questo panegirico, vi starete chiedendo, in che modo rientra negli interessi di chi intraprende un percorso di crescita personale?

Semplice! Prendiamo in considerazione l'enorme potenziale che ci offre il nostro cervello, perché non ci sono più scuse plausibili alla pigrizia e alla procrastinazione. Capiamo che la decadenza a cui andiamo incontro non è causata da fattori di forza maggiore, ma da noi stessi e dal grado di inattività che pratichiamo.

Questo inestimabile dono che madre natura ci ha fatto va onorato e sarebbe da stolti sprecare tanta grazia perdendo tempo. 


E se a qualcuno venisse in mende di addurre come giustificazione un presunto difetto quantitativo e di proporzioni della propria materia grigia ecco un'altra bella notizia: le dimensioni non contano, l'importante è come si usa! 

Stiamo  sempre parlando del cervello naturalmente. 
Se vi dicessi che il cervello di Albert Einstein era più piccolo della media -pesava infatti 1230 grammi contro i 1400 grammi circa di un cervello maschile adulto- rimarreste sorpresi?
Ebbene egli fu un genio, parrebbe infatti che qualitativamente il suo cervello possedesse quella elasticità necessaria, quella "superconnettività" incredibile che gli consentiva di pensare più velocemente e fluidamente di molti altri.
È quanto emerge da uno studio durato anni e pubblicato sulla rivista Brain. Quindi anche questo cavicchio è scartato. 
Le neuroscienze fanno capo a varie discipline ad esempio la neurofarmacologia, neurochimica, neurobiologia, neurofisica, psicologia fisiologica, neurofisiologia ecc. 
Allora prendiamo ad esempio le neuroscienze  e abbattiamo le barriere, lavoriamo con noi stessi in sinergia mente/corpo e vedremo presto i risultati.
Questo è il messaggio a voi la scelta.

venerdì 25 ottobre 2013

"L'arte dell'ozio ma non troppo", ovvero "Perché il caro Hermann aveva ragione ma a noi serve restare attivi"

Eccoci arrivati al punto cruciale: abbiamo iniziato la nostra ascesa al successo, abbiamo dedicato del tempo ed ogni nostra risorsa a migliorarci, ci abbiamo messo tutti noi stessi e dopo due settimane ci sentiamo sfiniti. 
Il televisore è lì che ci strizza l'occhio, il divano cerca di trattenerci con sguardi languidi, la poltrona ci seduce mandandoci baci voluttuosi carichi di sottintesi, la dispensa e il frigorifero ci ipnotizzano con le loro psichedeliche confezioni  e Facebook... Oh Facebook è così sexy...  ci rivolge un sorrisetto malizioso assolutamente irresistibile, oh yeah...

Tranquilli è normale, non avete le allucinazioni, avete bisogno di un po' di relax e gratifiche per il duro lavoro svolto: il cervello ribolle letteralmente delle informazioni ricevute, tutti protesi verso l'obiettivo prefisso, ma non siete mica dei robot!

Crescita personale non significa che dovete negarvi qualche strappo, significa che a quest'ora avete la completa padronanza di voi stessi e della vostra forza. Significa che se vi rifugiate qualche giorno sul divano a sonnecchiare beati, o se vi solleticate il palato con bignè al cioccolato e crema, oppure vi concedete alle grazie di Facebook per un po', ve lo siete meritato! Giusto?

No sbagliato! (Vi ho fregati! Eheheheh... mi sento la Regina Cattiva.)

Non adesso, ora è presto. Due settimane sono poche, se crollate in questo momento delicato, se sonnecchiate, se andate a spassarvela sui Social o languite sul divano, avrete molte probabilità di rimanerci per il resto dei mesi a venire.
Per instaurare nuove abitudini e far sì che queste diventassero la mia nuova zona di comfort ci ho messo circa un mese e mezzo.
Un mese e mezzo di tentazioni, di combattimenti coi miei demoni, di cervello in ebollizione e discussioni con la volontà e i suoi capricci. Il fatto è che se avete convissuto con abitudini consolatorie, volte a riempire vuoti, avrete bisogno di più tempo!
Quindi giù da quel divano, conservate nel freezer la vaschetta di gelato che vi state trangugiando e via da FB now and fast, très vite, schnell, veloci!

Bene, dopo questa ramanzina, riprendiamoci e parliamo della stanchezza. Se vi sentite stanchi è perché avete passato due settimane a cercare di stabilire nuove abitudini da far rientrare negli stati di comfort -certo assicuratevi di godere di ottima salute, una stanchezza cronica può essere sintomo di varie patologie, se vi rendete conto che c'è qualcosa che non quadra, fatevi un favore e andate subito dal vostro medico- detto ciò, la stanchezza, quella normale, dopo aver sgobbato e usato il cervello è fisiologica e sana. 

Il cervello in tilt e la sensazione di affaticamento che ne deriva dimostrano che vi state veramente impegnando a mantenere il giusto focus, quindi siatene fieri e sappiate volervi bene.
Capitava anche a me e cercavo di distinguere, quando avevo bisogno di una pausa, se questa derivava da un effettivo bisogno di tregua oppure era una scusa come tante per riprendere con le vecchie e tanto rassicuranti brutte abitudini.
Quindi non si tratta di lavorare come stacanovisti e fregarsene se avete bisogno di dormire, che senso avrebbe? Se avete bisogno di riposo, dovete riposare! Il distinguo è in questa parola "riposare" che non significa "poltrire"... sono due cose diverse.

Tutta la stanchezza che sentite va saputa gestire, quindi se dopo che vi siete ristorati avete bisogno anche di distrarvi, concedetevi pure qualche svago, ma cercate di trovare alternative alle cose che facevate prima.
Se ad esempio eravate soliti passare le ore sul divano, scegliete di fare una cosa diversa, come uscire e riposare sul prato di qualche parco; rilassarsi in riva la mare o sulle sponde di un lago sono, pure queste, due ottime alternative.
Se passavate le ore sui Social o giocando con una console tipo Playstation...
...."Adesso usiamo la Wii o la Xbox!" 
Noooooooooo! Ora preferite la biblioteca, il cinema, magari provate a leggere un libro, trovatevi un hobby, caspiterina!
Se per rassicurarvi vi buttavate sulla poltrona con una busta di patatine alla paprika, adesso mangiate una mela, un frutto qualunque o preparate un sano snack con le vostre mani, insomma, vi converrebbe essere attivi e creativi anche nel riposo.

Oziare è una bella cosa solo se non diventa pigrizia, l'ozio è realmente un'arte e come tale va coltivata sapientemente, ha un suo perché, una profonda moralità e una sua utilità. Quando si tende a confondere l'arte di oziare con altre "doti", quali indolenza e inettitudine, da L'arte dell'ozio a La coscienza di Zeno il passo è breve.

Se la tentazione di ripercorrere la vecchia strada è molto forte, probabilmente avete perso la motivazione iniziale, magari vi siete imbattuti in qualche minaccia esterna e vi ci vuole 
l'antivirus.
Recuperate le forze necessarie e ripartite, andate avanti, pensate positivamente! Magari avete obiettivi troppo pressanti, stabilitene di nuovi, cambiate strategia e riprovate. Comunque vada sarà un successo. Perché state facendo qualcosa per voi stessi, ne siete consapevoli e questo vi rende felici.
Provate e vi ringrazierete.

domenica 20 ottobre 2013

Il programma per salvare i programmi

Avviare il "motore" della crescita personale, come abbiamo visto, è facilissimo: basta un po' di curiosità e minime nozioni di base che col tempo diverranno di più e più complete.

La cosa fondamentale per andare avanti, e raggiungere una consapevolezza profonda del proprio sé, è continuare ad alimentare questo motore affinché non si spenga strada facendo. Per poterlo fare abbiamo bisogno di strumenti specifici che ci concedano il giusto focus.
Con le armi della volontà ben affilate si diventa artefici del proprio futuro e si smette molto presto di subire passivamente gli eventi quotidiani.

Il motivo per il quale molte persone abbandonano i percorsi intrapresi è che li trovano difficili e faticosi, l'impegno che si sono imposti li costringe a lasciarsi alle spalle quello stato di comfort nel quale si crogiolavano beati.
Ad esempio è certamente facile passare il tempo col naso ficcato davanti a Facebook e i suoi giochini, raccontandosi che "tanto è solo per qualche minuto" salvo poi scoprire che abbiamo passato, senza nemmeno accorgercene, tre ore a farci i "casi" degli altri. È certamente rassicurante starsene in panciolle davanti alla TV a guardare programmi che neppure abbiamo la possibilità di scegliere credendo che il telecomando sia lo scettro del potere, provando perfino un moto di trionfo quando riusciamo ad impossessarcene per primi. 

Perché lo facciamo? Perché non uscire a fare una passeggiata o iniziare a praticare un hobby che stimoli la creatività?
Perché non ci dedichiamo ad una buona lettura o passiamo del tempo con i nostri cari?

Quando ho imparato a guardare le cose da un'altra prospettiva, mi sono accorta che quel telecomando era in realtà una catena che avvolge subdola ogni buon proposito e tiene lontano da ciò che realmente conta: la vita e la realizzazione dei sogni.
Quando ho considerato che Facebook (al pari di altri social) è un utile strumento solo quando è utilizzato con discernimento, per diffondere le proprie opinioni costruttive e potenzianti, e quando ho preso atto di quanto tempo ho sprecato a farmi irretire, da giochi e post poco utili al mio sviluppo ed al mio benessere, ho capito che c'è un modo migliore di utilizzare internet. Ho compreso che c'è un modo diverso di fare ogni cosa.

Il modo migliore è avere sempre voglia di fare ciò che va fatto. È una sorta di training mentale, anziché potenziare i muscoli del corpo, alleniamo le connessioni del nostro cervello. Stabiliamo un programma nuovo da seguire e lo facciamo girare nella nostra mente esattamente come faremo su un computer; che è poi quello che faccio io per mantenere viva la voglia di dedicarmi a ciò in cui credo e tuffarmi pienamente nelle attività intraprese. Dunque parola d'ordine: agire. Niente trucchetti solo strategia, è importante sostituire abitudini depotenzianti con abitudini potenzianti. Prepariamoci quindi i nostri bei programmi mentali nuovi di zecca e armiamoci di pazienza perché prima dell'installazione dobbiamo disinstallare dal nostro cervello tutti i programmi superflui e depotenzianti.

Attenzione però, come i computer, il nostro cervello è immerso in una fitta rete di connessioni ed i nostri programmi mentali, per quanto tenaci, potrebbero subire un attacco da parte di virus esterni o addirittura un hackeraggio da parte di non meglio identificate entità esterne.


Vi faccio un esempio pratico: mi sono appena caricata e motivata a dovere e sono pronta ad iniziare la mia bella giornata traboccante di entusiasmo e voglia di agire, quando incontro un'amica e parlo delle belle cosucce che voglio fare durante la giornata. Lei poverina è piena di problemi e complessi, non vede l'ora di dirmeli tutti di fila e quando le parlo delle mie prospettive, le stronca con veemenza ponendomi come monito il fallimento che un'amica dell'amica le ha raccontato. 
Io protesto a testa alta, convinta di quello che dico, e lei porta l'esempio della cugina della zia della panettiera che non ce l'ha fatta: perché c'è la crisi, ha valutato male, non era pronta ecc. ecc. Ci salutiamo ed ognuna torna alle sue faccende. Lei se ne va doppiamente contenta: alleggerita di un po' dei suoi fardelli e felice di aver elargito consigli a un'amica; io mi allontano appesantita dai dubbi e col senso di colpa per essermi sentita "troppo" felice mentre la mia amica aveva così tanti guai.
Siccome le voglio  molto bene, tengo in considerazione le sue parole consapevole che tutto quello che ha raccontato è stato detto per aiutarmi, così inizio a pensare che forse ha ragione... Inizio a rimuginare, a credere che sto sbagliando, sto correndo troppo, strapenso: mi sono sopravvalutata... Poi mi faccio le pippe mentali, ma cosa pensavo di fare? Si riattivano vecchie abitudini e comincio a lasciarmi andare... a deprimermi... ed ecco che il virus involontario, nonostante il mio bel programma nuovo, ha colpito nel segno. 


Cosa è accaduto?
Possibile che le parole di coloro che più amiamo siano i più pericolosi deterrenti e ostacoli alla realizzazione dei nostri sogni? 
Poiché pochissimi sanno come si faccia una critica costruttiva/propositiva ed ancora in minor numero sono capaci di distinguere i buoni consigli da quelli generati dal malcontento e schemi mentali intossicanti, la risposta è sì, purtroppo, è possibile.

Certo il momento di sconforto può capitare (del resto siamo immersi in una società che non facilità l'affermazione personale e come nell'esempio ci sono tantissime altre possibilità che i nostri propositi vengano meno) ma è utile evitare di auto-giustificarsi, inventando le famigerate scuse assurde. Quando ci lasciamo andare troppo e ci raccontiamo, o raccontano, di ostacoli insormontabili, stiamo creando la nostra giustificazione.

Proprio per questo si ha necessità di instaurare un meccanismo di difesa capace di perpetrare il cosiddetto circolo virtuoso, qualcosa che aiuti a non uscire fuori dalla giusta rotta. Dopo vari tentativi ho scoperto che è possibile proteggersi da attacchi di ogni tipo in funzione delle nostre necessità.  I programmi potenzianti vanno benissimo, quindi, ma per proteggere tali programmi, e per mantenere costante la motivazione, io ho dovuto inventare un potente antivirus.

Il meccanismo di difesa agisce andando a scovare gli attacchi: prima ci pone nelle condizioni di riconoscerli, poi ci fa sviluppare le capacità di analisi e, successivamente, siamo in grado di disattivarli con un antidoto. Ed ecco qui che al posto di un depotenziamento ci ritroviamo con rinnovata motivazione, fieri di aver compreso quali meccanismi, frasi, affermazioni sono in grado di demoralizzarci e perché.

lunedì 14 ottobre 2013

La legge del martello

Qualche giorno fa ci siamo lasciati con la storia della mia "svolta epocale" .
Stavo raccontando come un "a meno che..." mi abbia cambiato la vita.
Ebbene faccio una piccola digressione per raccontarvi di un'altra mia grande passione: l'arte; dato che è anche di questo che vi parlerò su queste pagine.

Fin da bambina ho usato colori, tele, creta, matite e tutto il materiale per belle arti che possiate immaginare. Esercitandomi nel disegno e nella pittura avevo il piacere, e la fortuna, di ricevere i consigli di mio padre e mia madre che erano anche i miei maestri. Quando i miei non davano consigli sul disegno era perché uno aveva lasciato momentaneamente creta e sculture, ed era impegnato con gli esercizi di musica nella stanza accanto, mentre l'altra disegnava, dipingeva o cuciva pupazzi di stoffa e si inventava chissà cos'altro!

Mi divertivo lo stesso perché avevo un concerto gratis e la certezza di un nuovo pupazzo per giocare a fine giornata. In famiglia mi veniva data l'opportunità di esprimere me stessa qualunque fosse il mezzo: sia che dipingessi, cantassi o scrivessi.

Il mio essere creativa mi ha accompagnata più o meno in ogni cosa che ho fatto dall'infanzia ad oggi. Ed è proprio questo il punto:  è risaputo che i creativi, tal volta, sono un po' pelandroni e si fanno trasportare da quella che chiamano ispirazione, che in realtà è.....
Basta così non voglio anticiparvi troppe cose e dell'ispirazione parlerò negli articoli seguenti, quindi, ora che sapete un po' di più sulle mie attitudini, riprendo a parlarvi di come si può cambiare rotta in poco tempo grazie a semplici ma utili informazioni.

È questione di strumenti: ciò che fa di noi quello che siamo sono proprio queste benedette informazioni e il modo in cui le facciamo fruttare.


"Se l'unico utensile che possiedi è un martello vedrai ogni problema come un chiodo". Abraham Maslow


Bella citazione vero? A me piace tantissimo perché riassume la questione in pochi semplici concetti. In pratica per gestire al meglio la vita e le proprie potenzialità, non solo è necessario imparare le nozioni che servono ma saperle usare per le proprie necessità. Le nozioni che servono possono essere meravigliosamente eterogenee e questa è una cosa magica.
Ecco perché a me non è bastato saper usare colori e pennelli ed è stata necessaria la ricerca di altri strumenti come appunto la PNL, la filosofia, la meditazione e la psicologia; certe volte persino la meccanica quantistica (sì sì quella roba dei bosoni, firmioni, momento angolare, spin e tutto il resto).

Quindi non basta imparare a fare qualcosa bisogna far diventare quel qualcosa una nostra abitudine, un piacere, bisogna buttare fuori dalla propria vita cose come la pigrizia, il mal contento, la noia, la negatività e fare spazio alla conoscenza in ogni sua forma. Senza escludere nulla. Ok smetto subito di girarci intorno, in parole povere, bisogna essere curiosi. Era semplice vero? 
Basta essere curiosi, leggere e non negarsi mai il piacere della scoperta. Facendo così il motore dello sviluppo personale si avvia in automatico.

Ma una volta avviato questo motore non devo fare altro?

Bella domanda! Il motore, una volta avviato, consuma energia; se non si alimenta questa energia il motore, state sicuri, si spegnerà. Quindi si deve certamente fare altro, vi spiegherò cosa faccio io quotidianamente per alimentare questo motore.
 Ma lo scoprirete nel prossimo articolo.

sabato 12 ottobre 2013

La potenza di un "a meno che..."

Come ho affermato nei post precedenti, MacropotenziArti è un mezzo per supportare la mia esperienza di crescita personale. Sarà un insolito miscuglio di passioni personali: vi racconterò delle mie avventure creative tra colori, tele, illustrazioni, gioielli, letteratura, scrittura ed evoluzione umana, appunto.
Ma in che momento è germogliata questa idea?




Come mai ho fatto questa scelta? Perché ho deciso di intraprendere proprio questo percorso in mezzo a milioni di altre varianti?
Perchè, ad un certo punto della propria esistenza, ci si rende conto che si ha bisogno di qualcosa in più?
Casa spinge a volere quel qualcosa in modo concreto, a renderlo manifesto e tangibile anche agli occhi degli altri?

Io ho ben in mente il momento della svolta, perché è relativamente recente, ma il percorso per arrivarci è stato lungo e talvolta nebuloso.
Mi hanno sempre affascinato materie come la comunicazione, l'educazione, il marketing, le neuroscienze, la PNL e la crescita personale ma ho cominciato ad approfondirle seriamente soltanto dopo essere diventata madre: sentivo la responsabilità genitoriale in maniera stringente e volevo evitare i più comuni errori.
Studiare questi argomenti mi rendeva consapevole di come i miei schemi mentali dirigessero positivamente o negativamente la mia vita e di quali rischi corressi innescando possibili circoli viziosi.

Inaspettatamente, fin dai primi approcci, capitava di trovarmi in perfetto accordo con quanto leggevo: i concetti letti, talvolta, ricalcavano molto similmente le mie riflessioni.
Nonostante tutte quelle letture, ero come inchiodata a vecchie abitudini e non avevo idea di come mettere in pratica le conoscenze acquisite.
Perché, se io stessa intuivo da tempo moltissimi di quei concetti di crescita, non riuscivo a metterli in pratica?

Pensandoci su... è stato come per un fumatore.
Sì avete letto bene. Il fumatore sa perfettamente che la sigaretta gli fa male, ma è talmente contaminato da quella tossicità, che questa lavora sul suo subconscio facendogli credere di averne bisogno per calmare i suoi sensi. Più la nicotina penetra nei tessuti più lo intossica e più lo intossica più ottiene il suo scopo: rendersi falsamente indispensabile.
Sappiamo infatti che chi fuma continuerà a farlo benché il pericolo sia palese. A meno che...

Ecco... per me è stato un po' così, ero assolutamente consapevole di avere degli schemi mentali intossicanti e deleteri però continuavo a servirmene perché erano rassicuranti.
Sapevo di sbagliare e facevo finta che non fosse così. In pratica me la raccontavo... e me la bevevo alla grande!

Un tale senso di certezza era ovviamente fittizio, ed è stato proprio allora che ho capito la straordinaria potenza della volontà e quindi della mente: è scattato quel fatidico "a meno che".

Questo meraviglioso "a meno che" è stata  l'illuminazione che ha cambiato il mio modo di gestire la vita.

Volete sapere cosa è successo? 

Nel prossimo articolo sarò felice di raccontarvi il resto della storia.

giovedì 10 ottobre 2013

Dal Mago al Profeta

Scrivere una divertente filastrocca mi è parso un modo per rafforzare con un sorriso i concetti del post inaugurale.

         

             Il Profeta



Un non troppo lontano giorno,
volgendo lo sguardo tutto attorno,
un uomo un masso enorme osservava
chiedendosi come toglierlo dalla sua strada poteva.

Sedeva con testa china ed occhi bassi
maledicendo tutti gli stupidi massi,
copiose lacrime sul selciato versava
e in modo straziante si compiangeva.

Un Mago che di lì passava
vedendo la scena curiosa
gli chiese che cosa faceva
e se potesse fare qualcosa.

L'uomo disse: "Non lo so
ma se mi aiuti ci proverò"
Disse il Mago: "Fa come me,
pensaci un poco, e il masso più non c'è."

"Mi spiace non ci riesco
e adesso sono anche depresso!"

Arriva in quel momento una figura strampalata,
 coi capelli grigi e una strana camminata.
"Fate fare a me, che cosa mai succede?"
Il Mago gli risponde: "E' questione di fede."

Messo al corrente
del problema impellente
grida convinto "Ma quale fede e fede,
ci vuol subito Archimede!"

"Io sono lo Scienziato
e per questo sono nato
adesso calcoliamo... uno,due, tre...
... e il masso più non c'è!"

"Non ci riesco sono allibito!"
Pensa l'uomo triste e un poco ammutolito...

Il Mago e lo Scienziato si accusano a vicenda
insultandosi e imprecando ogni cosa tremenda
Vedendo questa scena e sentendo tanto chiasso,
uno strano personaggio si avvicina lesto al masso.

"Sono il Saggio!" Si vanta questo chiedendo spiegazioni
 e i suoi consigli elargisce per le insolite reazioni.
"Fai come me, pensa a queste cose
vedrai che il masso da solo poi si muove!"

"Mi spiace, così proprio non posso..."
Farfuglia l'uomo diventato tutto rosso.

Immaginatevi che confusione:
vociare concitato e pesante tensione.
Ma appena l'Uomo capì cosa voleva
parlò a tutti e come meglio poteva:

"I vostri metodi per me non vanno
voglio studiare le vostre arti per un anno
sono sicuro che così funzionerà
e il masso dalla strada ben presto sparirà!"

Passò così un anno e all'Uomo non bastava
perché più apprendeva più cose capiva:
il problema non era stato certo il masso
ma cambiare rotta e spedire svelto il passo.

Se soltanto prima ci avesse pensato!
Non servivano un Mago, un Saggio o uno Scienziato
capiva più cose adesso il suo cervello
e non era mai stato il sasso la scusa... no nemmeno quello!

Doveva capire che si poteva fare
qualcosa di diverso con altro materiale.
Gli era mancata la fiducia, la voglia e lo sprone,
credere in se stesso e molta decisione.

Quell'Uomo, un dì piangente, sarebbe diventato
Profeta di se stesso e molto soddisfatto.

... ma questo masso spiegatemi dov'era?
ma dai è tanto ovvio che il masso lì non c'era!
Era stato solo un grano di sabbia
chiuso dentro la paura in una stupida gabbia.







Perché nasce MacropotenziArti

Cosa è e come intendere MacropotenziArti?

 Questo è il resoconto della navigazione di una sognatrice che cerca di sondare i recessi dell'anima traendone ispirazione per i propri lavori, perlopiù  legati alla creatività in ogni sua forma e alla crescita personale. MacropotenziArti  è una raccolta di esperienze personali  e di come vedo ed interpreto la meravigliosa avventura che è la vita. Si tratta di un vero e proprio diario di bordo che lascerò in eredità alla mente quantica che verrà e in cui credo profondamente. MacropotenziArti nasce per la pressante necessità di imprimere questo periodo della mia vita e poterne godere con chiunque voglia farlo, un percorso di crescita è una gioia e condividerlo con gli altri ne moltiplica il valore.
Mi auguro che ognuno di voi trovi il suo percorso e lo segua con dedizione ed entusiasmo.
Amo evitare la negazione per asserire le mie idee ma in questo caso è necessaria: questo blog non è una guida, non è nato per dare consigli, né insegnamenti. Se avete patologie, problemi particolari fisici o psicologici, o bisogno di un consulto dallo specialista... fatelo immediatamente!  Buona navigazione a tutti.