Non molto tempo fa era convinzione diffusa che le capacità del cervello di "crescere" ed evolversi fossero limitate e che al termine della gioventù subissero una brusca frenata cominciando un'inesorabile decadenza.
Una visione delle cose estremamente deprimente. Chiunque si sarebbe fatto abbattere dai limiti fisici imposti dallo scibile del momento. Per fortuna i ricercatori delle neuroscienze, sempre in continuo fermento, hanno recentemente affermato che le cose non sono così drastiche. È un dato assodato che il sistema nervoso continui a riprogrammarsi e ricostruirsi infinite volte, anche in età adulta, tramite quella che viene chiamata neuroplasticità, ossia la capacità dei neuroni di modificarsi e attivare addirittura una sorta di processo di gemmazione che moltiplica le sinapsi.
Lo farebbe in diversi modi: cambiando la morfologia dei neuroni, modificando la connettività tra neuroni (sinapsi), modificando dendriti ed assoni (deputati alla trasmissione "centripeta" e "centrifuga" degli stimoli) e, dulcis in fundo, rigenerando neuroni. Sì, perché a quanto pare non è vero si trascorra l'esistenza con un sempre minor numero di neuroni. Opinione comune in ambito scientifico era quindi che, una volta morte, queste dotatissime cellule, non venissero rimpiazzate da nuove nate.
Le scoperte in ambito biochimico e biofisico dimostrerebbero il contrario, cioè che non solo nuovi neuroni vengano prodotti (in particolare dall'ippocampo area deputata alla memoria, all'esperienza "percettivo-spaziale" e all'apprendimento) ma addirittura queste possano essere immediatamente plasmate e potenziate da attività e stimoli ambientali. Vale a dire che il cervello viene modellato dall'ambiente e dall'esperienza. I neonati neuroni nascono come cellule non specializzate e "maturano" nel corso del tempo. Quanti siano i nuovi neuroni prodotti è ancora incerto, le stime parlano di qualche migliaia al giorno ma si tratta di cifre tratte da sperimentazione animale e che vanno considerate con cautela.
Tanto più importante è invece sapere che queste cellule sono destinate a morire entro poche settimane se non si dà loro il modo di esercitarsi nell'apprendimento di qualcosa di nuovo e, fatto interessante ma non sorprendente, che l'attività fisica in sinergia con quella mentale aumenta le probabilità di produzione e mantenimento in efficacia di tali cellule. Delucidazioni in merito le potete trovare sul sito della Princeton University in capo alla pagina della ricercatrice Elizabeth Gould qui e qui . Per approfondimenti sulle ricerche in ambito neuroscientifico condotte dal Prof. Dr. Gerd Kempermann trovate qualcosa qui, oppure qui e nella pagina delle cooperazioni a questo indirizzo.
Tutto questo panegirico, vi starete chiedendo, in che modo rientra negli interessi di chi intraprende un percorso di crescita personale?
Semplice! Prendiamo in considerazione l'enorme potenziale che ci offre il nostro cervello, perché non ci sono più scuse plausibili alla pigrizia e alla procrastinazione. Capiamo che la decadenza a cui andiamo incontro non è causata da fattori di forza maggiore, ma da noi stessi e dal grado di inattività che pratichiamo.
Questo inestimabile dono che madre natura ci ha fatto va onorato e sarebbe da stolti sprecare tanta grazia perdendo tempo.
E se a qualcuno venisse in mende di addurre come giustificazione un presunto difetto quantitativo e di proporzioni della propria materia grigia ecco un'altra bella notizia: le dimensioni non contano, l'importante è come si usa!
Stiamo sempre parlando del cervello naturalmente.
Se vi dicessi che il cervello di Albert Einstein era più piccolo della media -pesava infatti 1230 grammi contro i 1400 grammi circa di un cervello maschile adulto- rimarreste sorpresi?
Ebbene egli fu un genio, parrebbe infatti che qualitativamente il suo cervello possedesse quella elasticità necessaria, quella "superconnettività" incredibile che gli consentiva di pensare più velocemente e fluidamente di molti altri.
È quanto emerge da uno studio durato anni e pubblicato sulla rivista Brain. Quindi anche questo cavicchio è scartato.
Le neuroscienze fanno capo a varie discipline ad esempio la neurofarmacologia, neurochimica, neurobiologia, neurofisica, psicologia fisiologica, neurofisiologia ecc.
Allora prendiamo ad esempio le neuroscienze e abbattiamo le barriere, lavoriamo con noi stessi in sinergia mente/corpo e vedremo presto i risultati.
Questo è il messaggio a voi la scelta.
Le scoperte in ambito biochimico e biofisico dimostrerebbero il contrario, cioè che non solo nuovi neuroni vengano prodotti (in particolare dall'ippocampo area deputata alla memoria, all'esperienza "percettivo-spaziale" e all'apprendimento) ma addirittura queste possano essere immediatamente plasmate e potenziate da attività e stimoli ambientali. Vale a dire che il cervello viene modellato dall'ambiente e dall'esperienza. I neonati neuroni nascono come cellule non specializzate e "maturano" nel corso del tempo. Quanti siano i nuovi neuroni prodotti è ancora incerto, le stime parlano di qualche migliaia al giorno ma si tratta di cifre tratte da sperimentazione animale e che vanno considerate con cautela.
Tanto più importante è invece sapere che queste cellule sono destinate a morire entro poche settimane se non si dà loro il modo di esercitarsi nell'apprendimento di qualcosa di nuovo e, fatto interessante ma non sorprendente, che l'attività fisica in sinergia con quella mentale aumenta le probabilità di produzione e mantenimento in efficacia di tali cellule. Delucidazioni in merito le potete trovare sul sito della Princeton University in capo alla pagina della ricercatrice Elizabeth Gould qui e qui . Per approfondimenti sulle ricerche in ambito neuroscientifico condotte dal Prof. Dr. Gerd Kempermann trovate qualcosa qui, oppure qui e nella pagina delle cooperazioni a questo indirizzo.
Tutto questo panegirico, vi starete chiedendo, in che modo rientra negli interessi di chi intraprende un percorso di crescita personale?
Semplice! Prendiamo in considerazione l'enorme potenziale che ci offre il nostro cervello, perché non ci sono più scuse plausibili alla pigrizia e alla procrastinazione. Capiamo che la decadenza a cui andiamo incontro non è causata da fattori di forza maggiore, ma da noi stessi e dal grado di inattività che pratichiamo.
Questo inestimabile dono che madre natura ci ha fatto va onorato e sarebbe da stolti sprecare tanta grazia perdendo tempo.
E se a qualcuno venisse in mende di addurre come giustificazione un presunto difetto quantitativo e di proporzioni della propria materia grigia ecco un'altra bella notizia: le dimensioni non contano, l'importante è come si usa!
Stiamo sempre parlando del cervello naturalmente.
Se vi dicessi che il cervello di Albert Einstein era più piccolo della media -pesava infatti 1230 grammi contro i 1400 grammi circa di un cervello maschile adulto- rimarreste sorpresi?
Ebbene egli fu un genio, parrebbe infatti che qualitativamente il suo cervello possedesse quella elasticità necessaria, quella "superconnettività" incredibile che gli consentiva di pensare più velocemente e fluidamente di molti altri.
È quanto emerge da uno studio durato anni e pubblicato sulla rivista Brain. Quindi anche questo cavicchio è scartato.
Le neuroscienze fanno capo a varie discipline ad esempio la neurofarmacologia, neurochimica, neurobiologia, neurofisica, psicologia fisiologica, neurofisiologia ecc.
Allora prendiamo ad esempio le neuroscienze e abbattiamo le barriere, lavoriamo con noi stessi in sinergia mente/corpo e vedremo presto i risultati.
Questo è il messaggio a voi la scelta.