venerdì 11 aprile 2014

Leggere tra le righe

Leggendo un romanzo breve scritto da un mio conoscente ho avuto modo di riflettere sull'importanza delle parole, della scrittura e del fermare le idee su un foglio sia esso di carta che elettronico. Non che non lo avessi già fatto in precedenza ma questa volta la questione è riuscita a scuotermi più che in altri momenti.

Non è un caso che psicologi e psicoterapeuti facciano scrivere una sorta di diario ai loro pazienti. C'è chi, addirittura, si spinge effettivamente oltre e raccomanda la scrittura di una favola o una novella come metodo terapeutico. Tra l'altro anche moltissime altre forme d'arte come la musica, la pittura, il disegno, la ceramica, la scultura ecc. possono aiutare la nostra psiche a stare meglio dandoci quella serenità e soddisfazione che, certe volte, ci vengono sottratte dallo stress quotidiano o dalle aspettative delle persone.

Io stessa, nell'introdurre il blog, ho scritto una sorta di filastrocca per meglio descrivere l'intenzione e l'idea primaria di fondo.
La mia esperienza con quest'arte nasceva in età adolescenziale quando mi cimentavo nella stesura di racconti per ragazzi  e fiabe, ovviamente mai pubblicati e tenuti gelosamente sotto chiave.

Essendo una romantica, ho sempre preferito scrivere con carta e penna. Solo recentemente, costretta dai tempi stringenti e dal ritmo incalzante della società, mi sono decisa a scrivere tutto, o quasi, al PC. 

Rimango dunque dell'idea che scrivere a mano non solo sia un bell'esercizio di stile ma ricordi verosimilmente un atto meditativo: la penna scorre ed è un fluire lento e pacifico di energia vitale e consapevolezza, che probabilmente si accorda meglio anche con i ritmi del vero Sé.
 La magia dell'inchiostro che scorre sul foglio è indescrivibile e impagabile, molto spesso mi sono trovata a pensare che non fossi realmente io l'artefice di quelle vergate quanto un'entità sconosciuta e sovrumana che mi guidava inesorabile.
Ma riflettendoci, se vogliamo, è quasi quel che succede. Spesso avverto che per quello stato di grazia passi il mio subconscio... che venga fuori una sorta di spirito mistico e completi per me le frasi. Un'idea che mi piace molto. A quanto pare poi non sono l'unica a pensarlo, guardate questo video e capirete. Così come capirete che se ci piace fare qualcosa è bene farla, semplicemente, senza crearci aspettative, senza paranoie.





Per la versione del video sottotitolata in italiano clicca qui.


Insomma, scrivere con questa consapevolezza diventa un atto privo di depotenziamenti egoici; poiché se è l'energia -o coscienza collettiva, chiamatela come volete- a scrivere per noi possiamo starcene al sicuro e protetti da ogni disagio.

Tornando all'importanza di fermare sulla carta i propri pensieri: si tratta di un metodo che ci mette in contatto con quella parte più profonda e vera di noi stessi. Quella parte che vorrebbe partecipare alla nostra vita ed alle nostre decisioni ma non osa, confinata com'è in un cantuccio dalle ferree regole e dalle logiche della società occidentale. 

Il sistema di scrivere per prendere consapevolezza delle proprie risorse e potenzialità è molto diffuso anche nelle cosiddette "arti della crescita personale", una delle cui regole fondamentali è proprio quella di fermare su un foglio le proprie finalità, l'intenzione o l'obbiettivo da perseguire. 

Funziona?

Il pensiero interiore, il chiacchiericcio continuo della mente è confuso ed irrefrenabile, è un'energia che va al di là delle nostre capacità di sopportazione. Spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto ma l'affollamento di pensieri accavallati e inesorabili ci impedisce di vedere la realtà per ciò che è. Attenzione, pensare non è sbagliato, è fisiologico! Filtriamo però ogni informazione "reale" con una realtà fittizia imposta dal nostro livello di stress e influenze esterne di vario tipo; spesso trasposizioni di dubbi degli altri o di angosce che in molti casi si trasformano in ansie, paure, depressioni, incertezze, tristezza. 

In mezzo a pensieri nefasti però ci sono moltissimi penseri positivi, creativi, luminosi ed entusiasmanti, molto fantasiosi e al di là di schemi rigidi e regole sociali, fisiche e logiche. Questo enorme potenziale, questi pensieri oscuri e luminosi entrano in conflitto tra loro e, com'è noto, al cervello il conflitto non piace. 

Il conflitto ci fa perdere tempo prezioso, e  noi siamo programmati per apprendere velocemente e proteggerci dal superfluo e dalla valutazione continua. Di questi tempi siamo immersi in un'ipervelocità che non è propria del nostro sistema bio-fisico, ci adattiamo come possiamo ma commettiamo degli errori  perché la mente inconscia non distingue tra quello che gli sta accadendo davvero e quello che è un semplice pensiero. Capita così che sistemi le cose com'è abituata a fare: con la parte razionale, eliminando ogni possibilità non aderente a ciò che conosce, nascondendo come può le incongruenze tra quello che vorrebbe e quello che le è stato imposto.

 Si tratta di meccanismi che, in alcuni casi sono utili in altri meno, specie quando si ha a che fare con energie potentissime come quelle dello spirito e dell'elevazione; forze che se dovessero rimanere rinchiuse in noi per troppo tempo comincerebbero a dare qualche problemino. 
Ecco dove è utile la scrittura: buttare fuori l'energia in più, una sorta di pianto liberatorio e guaritore, senza aspettative, senza preconcetti, senza ego. 
Scrivere riunisce le forze opposte, dà loro una logica, un fine, un'armonia, le palesa, in un certo senso, ce le offre meno complesse di quel che sono e, quasi sorprendentemente, ciò che ci appariva confuso si riequilibra, si compenetra nell'essenza e noi stiamo meglio. In questo senso funziona eccome!


Anche per tali motivazioni, l'anno scorso, nasceva MacropotenziArti. 
Avevo bisogno di discutere delle questioni dell'Io, del vero Sé, e quale migliore occasione se non quella di tenere un diario che aiutasse me e chiunque volesse a capire qualcosa dei profondi moti interiori. 
 Ecco perché sento la necessità, in questo articolo, di ribadire che le cose che scrivo qui le dico a me. Non vi è pretesa di consiglio, se non a quella mia parte che spesso vacilla e pare scordarsi di cose ovvie e semplici. Leggere tra le righe è semplice, basta non fermarsi alle apparenze, scrivere tra le righe come dico io, cioè per se stessi, forse è un po' più difficile ma sicuramente... una bella sfida.